Se volete capirci qualcosa di cosa sia davvero il Cattolicesimo romano leggete un libro che sia stato scritto e pubblicato da un buon autore cattolico, ma che porti una data anteriore al Concilio Vaticano II. Vi troverete espresse opinioni molto più chiare e nette, ma soprattutto: oneste.
Avendo ereditato un’intera biblioteca contenente molti testi di argomento religioso, molti dei quali pubblicati prima degli anni ’60 e nei primi anni di quella decade del secolo scorso, ce n’è stato uno che mi ha attratto immediatamente per il suo titolo: La rivolta protestante, scritto da Mons. L. Cristiani, Edizione Paoline, CT, 1962.
Rivoluzione e rivolta, prima del Vaticano II, sono stati termini molto in voga per definire la separazione della chiesa del XVI secolo, mentre oggi sono usate soltanto da alcuni “fondamentalisti” cattolici.
Eppure, da discredente, mi sono ritrovato in pieno accordo con quanto si trova scritto proprio all’inizio del capitolo che tratta degli eventi occorsi tra il 1517 e il 1534. L’autore scrive testualmente:
In genere gli storici non hanno ben capito le cause della rivolta Protestante. La maggior parte pensa che gli abusi diffusi nella chiesa provocarono un fremito d’indignazione in alcuni grandi trascinatori di folle. Ma questi stessi trascinatori, un Lutero, un (sic) Zuinglio, un Calvino, non hanno visto le cose così. A capirli bene, non è stato il malcostume dei monaci e neanche dei vescovi e dei papi a spingerli alla ribellione contro la tradizione cattolica; sono state invece alcune deviazioni dottrinali sostanziali, alcuni errori inammissibili, sulla concezione del peccato originale e della redenzione, della salvezza e della grazia, sui rapporti tra uomo decaduto e Dio, sui mezzi di santificazione portati al mondo da Gesù Cristo, sull’inserzione dell’azione umana nel piano divino del rinnovamento dell’anima colpevole e ormai tagliata fuori dal suo destino eterno.
In effetti, i problemi maggiori che i Riformatori riscontravano nella condizione della loro chiesa non erano di natura etica, ma teologica e, quindi, erano questioni di principio e di aderenza alla verità piuttosto che mancanze dovute alla debolezza della natura umana.
L’unico problema che ho con questa citazione è che ciò che l’autore attribuisce ai Riformatori, io ritengo sia da attribuirsi alla teologia cattolico romana! Mi rendo conto che è un completo capovolgimento… ma così la penso.
Infatti, la Riforma protestante fu davvero una rivolta o, meglio, una rivoluzione. Solo che le rivoluzioni sono di due tipi: morbide e violente. Il Cattolicesimo romano è stata una rivoluzione morbida nei confronti della verità del Vangelo, mentre il protestantesimo è una rivoluzione violenta nei confronti della menzogna affinché la verità del Vangelo sia innalzata e possa essere creduta.
La vera chiesa è quella che, come una colonna fa con la trabeazione di un tempio, innalza e sostiene la verità, ponendosene al di sotto, rimanendone distinta, ma continuando a indicare la via agli uomini affinché si volgano e Cristo per essere salvati.
Per approfondire, su tutte le questioni sollevate dall’autore, vi consiglio di leggere il libro Soli Deo gloria.