Dedicato a M.M.
Marisa (il nome è di fantasia) è una ragazza dolcissima di 12 anni. Occhi e capelli chiari, di poche parole, a guardarla appare un po’ timida, ma è intelligente e desiderosa di apprendere. Figlia di devoti evangelici, non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, ma spesso rimane in classe durante l’ora d’IRC e ascolta. Essendo stata istruita nella fede biblica e avendo sempre frequentato la chiesa Battista Riformata della sua città, non conosce molto del Cattolicesimo… così ascolta e se ne fa un’idea.
Purtroppo nella sua scuola ci sono insegnanti che, come si sarebbe detto una volta, sono “più papisti del papa” e così – suo malgrado – all’inizio di certe lezioni le capita di dover ascoltare la recita di Ave Maria o di altre preghiere, quasi che l’ora di lettere o di matematica non possa ben riuscire se non c’è l’intervento divino.
Alle cortesi e misurate rimostranze fatte dal papà di Marisa al Dirigente scolastico, le misure intraprese provocano una reazione piuttosto scomposta da parte di uno degli insegnanti che, entrando in classe, pensa bene di dire qualcosa del genere: «Visto che in questa scuola non si possono fare le preghiere, osserviamo un minuto di silenzio in cui ciascuno si rivolgerà al proprio Dio. Tu – dice a una ragazza islamica – prega pure Allah, e tu, Marisa, prega… non so tu quale Dio preghi».
Queste parole non soltanto sono irrispettose e discriminatorie, ma sono segnatamente umilianti e – probabilmente – tese anche a ghettizzare e ridicolizzare la ragazza evangelica. Tuttavia – e ciò appare perfino più grave – esse rivelano anche una ignoranza inescusabile da parte dell’insegnante. Infatti si può pure essere in disaccordo circa la correttezza o meno della posizione degli evangelici nell’interpretare la Bibbia e si può discutere a lungo sul loro diritto di leggere e comprendere senza l’ausilio di un magistero ecclesiastico le parole del Vangelo, ma non sapere che gli evangelici credono e adorano l’unico e vero Dio, uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo, e che invocano come Padre il Creatore del cielo e della terra, ovvero lo stesso Dio al quale il Signore Gesù Cristo ci ha insegnato a rivolgerci nel suo nome, ecco, non sapere questo, non è un difetto di amore o un eccesso di zelo, ma solo una colpevole mancanza di cultura e rivela uno dei più grandi deficit per un educatore: l’incapacità di porsi all’ascolto per capire.
Cara Marisa, sei stata valorosa a non scomporti e nell’aver sopportato con coraggio e fermezza l’umiliazione. Ti do un suggerimento: semmai dovesse capitare ancora, con rispetto e mostrando il tuo bel sorriso, rispondi pure: «L’Iddio al quale rivolgo le mie preghiere è l’unico vero Dio, il Dio vivente e vero, se vuole conoscerlo gliene posso parlare, magari al termine dell’orario scolastico».