Meditazione sul Salmo 30
30:1, intestazione. Il titolo di questo salmo è “Per l’inaugurazione della casa” ovvero del Tempio. Il fatto che Davide lo abbia composto e dedicato a questo scopo (anche se non sappiamo se lo abbia composto prima o dopo l’annuncio del profeta Natan che non sarebbe stato lui a costruire il tempio) ci parla dei sogni e delle visioni di un uomo che ha riposto la propria speranza in Dio e che tiene per certo che tutto quello che egli ha promesso si compirà.
30:1a. Il tema del Salmo è espresso nel primo verso: «Io ti esalto, o Signore». Si tratta, infatti, di un salmo di lode e di ringraziamento dove Davide esprime la gratitudine e la gioia nei confronti del Signore e promette di innalzarlo nel suo stesso cuore e agli occhi di altri ai quali annuncia le sue opere, perché aveva sperimentato la sua liberazione.
30:1b-3. Davide esalta Dio perché egli lo aveva liberato: (1) da molti e terribili nemici che lo avrebbero voluto vedere distrutto (v. 1b); (2) da infermità fisiche e spirituali che lo avevano angosciato (“io ho gridato a te” v. 2); (3) dall’imminente pericolo di perdere la vita (v. 3).
30:4. Quindi, adesso che è pienamente ristorato nell’anima e nel corpo e che non sente più “il fiato dei suoi nemici che gli stanno alle calcagna”, si abbandona alla lode e al ringraziamento a Dio (v. 4). O, quale senso di liberazione e di sollievo per chi ha dovuto sostenere una dura battaglia, adesso che tutto è passato e che ci si può riposare un po’!
30:5. Egli riflette sulla temporaneità delle afflizioni (come l’ira divina e l’oscurità della notte, anche di quella dell’anima, v. 5) che, sebbene siano reali e costituiscano fonte di sofferenza, paura e, a volte, perfino di sgomento, si tratta di condizioni passeggere (“un momento”, “la mattina viene…”, v. 5). Mentre, la condizione stabile e solida del credente è quella della vita nella benevolenza divina e l’attesa fiduciosa del mattino radioso della risurrezione morale e fisica (v. 5).
30:6. Davide ricorda il suo smarrimento, il pensiero orgoglioso e temerario, favorito dalla condizione di prosperità in cui si trovava, che lo aveva portato a coltivare nel suo cuore pensieri di autosufficienza e di una sicurezza falsa e carnale. (Gb. 29:18-20).
30:7-8. Ma Dio, che è il grande medico dell’anima, sa come umiliare i propri figli affinché non cadano nel laccio del Diavolo. Sicché, la preghiera fervente, (il grido e la supplica v. 8) che ne è risultata, è stata ascoltata da Dio, anche perché il desiderio del salmista non era il suo bene soltanto, ma il sincero proposito di celebrare e predicare la verità del Vangelo. Sicché, adesso, egli si attende sostegno e aiuto soltanto da Dio.
30:9-10. In questi versi è riportata l’ardita preghiera di Davide. Egli è tanto coraggioso da permettersi di porre delle domande a Dio, e poi impetra l’aiuto di Dio appellandosi alla sua misericordia.
30:11-12. Infine il salmo si conclude con la gioia rinnovata che ha preso il posto del dolore, della salute fisica ripristinata che riempie di energia il corpo che era stato debilitato e che, perfino, lo fa muovere in una danza, con le lacrime di pentimento e dell’umiliazione che, però, lavano via il senso della sua colpevolezza e lasciano il posto ai sorrisi e al canto e a una voce che, piuttosto che esprimersi orgogliosamente, eleva le lodi di Dio nel tempo e per tutta l’eternità.
Cosa impariamo da questo salmo:
- Che il Signore non risparmia le afflizioni ai suoi diletti. Esse assumono varie forme e sono permesse da Dio per ottenere molti scopi diversi. Davide ci ricorda che, anche se siamo afflitti da Dio non siamo da lui abbandonati. (2 Co. 4:8-9).
- Che qualunque afflizione non è che temporanea mentre le benedizioni divine sono per tutta la vita e l’eternità. Come anche, che è su queste “cose che non si vedono” che dobbiamo fissare i nostri sguardi (2 Co. 4:16-18).
- Che la sofferenza è terapeutica, oltre che correttiva (2 Co. 12:7-10).
- Che Dio gradisce e si compiace quando i suoi figli gridano e lui e lo supplicano con fede, implorando la sua misericordia e appoggiandosi solo sulla sua grazia piuttosto che sulle loro risorse. (Lc. 18:7-8).
- Che a conclusione delle nostre afflizioni, ciò che rimane e che rimarrà per sempre è una lode che risuonerà per tutta l’eternità. (Ap. 21:3-7). Ciò, al momento può apparire come un sogno molto lontano, ma non fallirà di realizzarsi perché Dio è fedele.
- La foto in evidenza raffigura un vaso riparato con la tecnica del kintsugi, una forma d’arte giapponese che consiste nel saldare i cocci rotti di un contenitore usando metalli preziosi. L’effetto è quello di riportarli all’utilità e di aumentare il loro valore.
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